. . "Probabilmente la pianeta, considerata l\u2019applicazione ricamata, era parte del corredo liturgico della chiesa intitolata a san Sebastiano di cui sopravvive qualche rudere vicino il ponte eponimo sul torrente Canalotto dove sorgeva un mulino ad acqua, in una zona che l\u2019 Inveges definiva la Piana ( cfr. Della Cartagine siciliana, 1. III, cap. IV, 1709, p. 42. Ringrazio il dott. Michele Campisi per la gentile segnalazione). Il damasco qui esaminato ripropone una tipologia decorativa ampiamente diffusa, con numerose varianti, nella produzione italiana dal XVI secolo, quando alla riproduzione realistica di elementi vegetali non viene ancora riservata particolare attenzione. L\u2019opera presenta affinit\u00E0 disegnative con il amasco del piviale di Santa Felicita di Firenze datato tra la seconda met\u00E0 del XVI e gli inizi del XVII secolo (cfr. P. Marabelli, scheda n. 8 in Sopra ogni\u2026, 1993, p. 62) con il damasco bicolore del paliotto datato al secondo quarto del XVII secolo della parrocchiale di San Lorenzo di Bognanco Dentro in provincia di Novara ( cfr. A. M. Colombo, scheda n. 24 in I tessil inell\u2019 et\u00E0\u2026, 1994, pp.243-245) e con il damasco verde del paliotto dell\u2019ultimo quarto del XVI secolo parrocchiale di San Pietro di Miasino in provincia di Novara (cfr. F. Fiori, scheda n. 54 in I tessili nell\u2019et\u00E0\u2026, 1994, pp. 324-326). Infine chiara \u00E8 l\u2019anticipazione di soluzioni decorative a pi\u00F9 ampia e dettagliata resa dell\u2019elemento ornamentale come attesta un\u2019altra pianeta della stessa chiesa madre di Caccamo e quella dell\u2019abbazia benedettina di San Martino delle Scale. (R. Civiletto; M. Vitella)"@it . .