"La pianeta del duomo di Monreale potrebbe essere identificata con quella descritta in un inventario del 1598, stilato durante la reggenza dell\u2019arcivescovo Ludovico Torres II e custodito presso l\u2019Archivio Storico dello stesso sacro edificio, che riporta: \u201C...Et li pianete di imbroccato verde fiorato di rosso...\u201D. Il manufatto \u00E8 confezionato con un broccatello a due trame lanciate, di medio livello qualitativo, che mostra una tipologia decorativa a \u201Crete di maglie\u201D ampiamente diffusa in larga parte dell\u2019Europa dalla met\u00E0 del XV secolo e interpretata con numerose varianti che rimase in vigore fino al primo quarto del XVII secolo. Precise soluzioni disegnative e particolari caratteri formali stabiliti dalle maglie ovoidali a doppia punta compresse ed allargate, presenti in due versioni, la marcata stilizzazione dei motivi floreali e vegetali, l\u2019inclusione all\u2019interno della rete di piccoli elementi di riempimento come minuti gigli e tralci uncinati che si distribuiscono sull\u2019intera superficie serica, rimandano a una particolare produzione tessile di ambito spagnolo tipica della seconda met\u00E0 del Cinquecento (cfr. A. De la Mota Gomez-Acebo, Tejidos artisticos..., 1980, p. 15). A sottolinearne il carattere ispanico \u00E8 anche il dato cromatico risolto con tinte piatte e for-temente contrastanti fra loro, caratteristica questa storicamente attestata nei prodotti tessili iberici. Lo schema del disegno a maglie lanceolate a cui si intercalano altri minuti motivi vegetali geometrizzanti, testimonianza di reminiscenze dell\u2019arte musulmana, si tradusse presto in un linguaggio formale uniforme rintracciabile in vari settori delle arti decorative spagnole. L\u2019armatura tessile del broccatello, scelta per la confezione della pianeta \u00E8, insieme al damasco, quella preferita in ambito spagnolo durante il XVI secolo proprio per la realizzazione di vesti sacre (cfr. M.J. Martin-Penato Lazaro, Fabbrica Toledana..., s.d., p. 68), ma a un\u2019attenta analisi si \u00E8 riscontrata una tecnica di tessitura non molto pregiata, che mostra addirittura delle anomalie di esecuzione. La trama lanciata, infatti, a tre quarti del motivo decorativo muta d\u2019improvviso la sua colorazione; il brusco cambiamento cromatico non pare essere guidato da una precisa volont\u00E0 estetica. Anche la riduzione al centimetro dei fili di ordito e di legatura, non molto numerosi, rivelano un\u2019elaborazione non particolarmente ricca di materiale serico. Il manufatto si configura come un prodotto di realizzazione spagnola collocabile nell\u2019ultimo quarto del Cinquecento, forse giunto nella cittadina normanna attraverso la figura dell\u2019arcivescovo Ludovico Torres II, a cui \u00E8 probabilmente riferibile. Egli, come suo zio Ludovico Torres I, precedutogli sul soglio vescovile monrealese, proveniva da una famiglia spagnola (cfr. R. Pirro, Sicilia Sacra, 1733, pp. 473-475) e con probabilit\u00E0 continuava a mantenere rapporti con la madre patria anche per l\u2019acquisto di suppellettili e manufatti serici. Due tessuti spagnoli vicini al nostro per tecnica e affinit\u00E0 disegnativa si segnalano presso il Mus\u00E9e Historique des T\u00ECssus di Lione (cfr. D. Devoti, L\u2019arte del..., 1974, ff. 106-107). \n(Roberta Civiletto)"@it . . . .