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| - Il parato in esame è composto da piviale e due pianete. Le pianete e il piviale rintracciati tra il Tesoro e il Museo Diocesano del duomo di Monreale dovevano probabilmente far parte di un più corposo corredo, se si considera verosimile la rispondenza tra essi e un intero parato elencato in uno dei tanti inventari custoditi nell’Archivio storico del duomo di Monreale. L’inventario è quello del 1598 stilato durante la reggenza dell’arcivescovo Ludovico Torres II, che comprende esclusivamente vesti sacre e suppellettili tessili distinti per colori liturgici. Sull’elenco si legge: “...item un altro piviale di domasco pavonazzo a fundu di oro et suo passamano a trizzone di oro, argento, et seta pavonazza co l’arme di Mons. re Torres s° (...) Item sei pianete co stoli, et manipuli, et due borze di domasco pavonazzo et passamano di seta gialna et pavonazza co l’arme di Mons. re Torre s°” (cfr. Inventario della... Ms. del 1598, presso l’Archivio storico del Duomo di Monreale, busta 723). L’identificazione dei capi liturgici con quelli in esame può considerarsi attendibile anche grazie ad altri aspetti di carattere tecnico-stilistico, emersi da un più attento studio, che permettono di tracciare con maggiore precisione l’ambito culturale in cui i manufatti furono realizzati. Il tessuto impiegato per la loro confezione è un broccatello a due trame lanciate, collocabile nell’ultimo quarto del Cinquecento, che rientra in una produzione tessile di media qualità destinata a uso ecclesiastico. Il tipo di disegno che orna la superficie tessile propone una struttura a rete di maglie simmetriche, molto diffusa nel XVI secolo in gran parte dell’Europa, ma che per alcune peculiarità formali e coloristiche è riferibile a una precisa area geografica. Infatti il fitto schema compositivo, nel quale si rintraccia l’influenza dell’arte islamica, le valenze cromatiche tutte giocate su forti contrasti, la forte stilizzazione delle linee dei motivi vegetali che compaiono all’interno delle maglie, così come la resa bidimensionale delle forme e i marcati giochi grafici evidenti nell’intreccio geometrizzante della griglia, dal ridotto rapporto modulare, rimandano più precisamente al repertorio decorativo spagnolo (cfr. A. De La Mota Gomez-Acebo, Tejidos Artisticos..., 1980, pp.13- 22), che oltretutto sul finire del secolo presenta per questa tipologia ornamentale dimensioni minute proprio come quelle del nostro esemplare (cfr. D. Devoti, L’arte del..., 1974, p. 25). La vicinanza del manufatto con stoffe coeve di realizzazione spagnola è evidenziata anche dal genere tessile impiegato e dalle sue qualità tecniche. Il tessuto in questione è un broccatello lanciato, tipologia di armatura meno costosa rispetto ad altri elaboratissimi intrecci tessili come il velluto e il lampasso, ampiamente prodotta durante il Cinquecento nei maggiori centri manifatturieri della penisola iberica come Toledo, Granada, Siviglia e Cordova e dove esso, insieme al damasco, risultava tra le varietà tessili maggiormente usate per la realizzazione di parati e abiti sacri (cfr. A. De La Mota Gomez-Acebo, Tejidos artisticos..., 1980, p. 17). Ad avvalorare l’ipotesi della sua origine iberica si aggiungono le figure di Ludovico I e Ludovico II Torres, entrambi arcivescovi di Monreale, rispettivamente zio e nipote, di origine spagnola, avvicendatisi tra il 1573 e il 1609 (cfr. R. Pirro, Sicilia Sacra..., 1733, pp. 473-475), che potrebbero essere giunti nell’isola già provvisti degli arredi liturgici necessari per le sacre funzioni o averli commissionati alla madre patria. L’analisi tecnica del manufatto ha rivelato una qualità non particolarmente pregiata del prodotto, non tanto per la tecnica di tessitura, che invece risulta discreta, ma piuttosto per l’esigua riduzione dei fili di ordito e di legatura al centimetro. La povertà del tessuto si spiega probabilmente con il coincidere di alcuni disastrosi avvenimenti politici ed economici che si verificarono sul finire del regno di Filippo II e l’inizio di quello di Filippo III di Spagna, che contribuirono a causare una forte crisi economica e di mercato con il conseguente inizio della decadenza della produzione tessile Spagnola.
(Roberta Civilietto)
Bibliografia: J.L. Santoro, in Magnificenza..., 2000 (it)
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